La rivoluzione di una casalinga: "Mi sono risvegliata dal torpore dl quieto vivere"

Se le parole "politica", "impegno", "cittadinanza attiva" ci intimoriscono un poco, vale la pena leggere con attenzione l'esperienza di Anita Bertolini della Comunità locale del Movimento dei Focolari nella Bassa Bresciana, condivisa in occasione di un recente incontro al Centro Mariapoli di Frontignano.

Anita dice di essere una “semplice casalinga” che ha deciso di uscire "dal torpore del quieto vivere".

E così facendo si è ritrovata ad agire attivamente la sua cittadinanza, cioè a fare politica.




Credo nella fraternità, lavoro per realizzarla

Quando mi è stata chiesta la disponibilità a portare la mia esperienza nel campo della politica, mi sono molto meravigliata, perché io, piccola casalinga in età di pensione, di politica mastico assai poco. Quando però ha cominciato a parlare di cittadinanza attiva che consiste nell’occuparsi delle cose più piccole, ma che insegna a interessarsi di cose più grandi e che addirittura può fecondare la politica per indirizzarla nel positivo, me ne sono fatta una ragione.

Ed eccomi qui a narrare come mi sono risvegliata dal torpore del quieto vivere per reagire allo scetticismo di chi considera inutile sognare e agire secondo giustizia per cambiare in meglio questo mondo che ci è stato dato in dono.

I messaggi di Papa Francesco, le cronache di Avvenire, gli approfondimenti di Città Nuova, mi hanno aiutata sicuramente a rafforzare questa volontà e a chiederci, (al plurale perché cammino in sintonia con mio marito) quali sono le realtà di sofferenza nel nostro territorio; così ci siamo resi conto del disagio degli emigrati presenti nel nostro paese che hanno un grande bisogno di essere accolti, quasi più che di sentirsi appagati economicamente.

A me, cristiana e Volontaria del Movimento dei Focolari, credere nella fratellanza universale dà la forza di proseguire su un percorso che qualche volta mi costa fatica emotiva, perché qualche traccia di razzismo di pregiudizio è presente in tutti, me compresa, ed è un freno…

Per il benessere economico di queste persone, nella nostra comunità ci sono già strutture ed enti assistenziali religiosi e civili che provvedono, ma noi avvertivamo il bisogno di aiutarle nell'integrazione sociale.

Abbiamo costituito così un gruppo di persone che raccoglie esponenti di varie associazioni di volontariato oltre alla Pro Loco e alla Caritas locali. Non ci appoggiamo né al Comune, né alla Parrocchia; li rendiamo partecipi dei nostri progetti ma non è molto facile che si lascino coinvolgere.

Siamo giovani, giovanissimi e meno giovani, italiani e non, del paese, ma anche esterni.

Ci troviamo mensilmente per studiare insieme modalità che favoriscano la conoscenza, il dialogo, l’accoglienza reciproca; l’ultima iniziativa è stata una bella festa di due giorni dove con alcune etnie (italiani compresi), abbiamo condiviso i costumi, i balli, il rito del tè, una mostra fotografica e un momento gastronomico interessantissimo.

I ragazzi delle scuole medie inferiori (mai escludere i più giovani!) hanno portato con naturalezza la loro esperienza di normale integrazione. In tutti è rimasta la nostalgia e la voglia di proseguire stringendo legami più forti.

Anita Bertolini