Migliaia di fedeli hanno gremito questa mattina Piazza San Pietro per la cerimonia di canonizzazione di Papa Paolo VI.
“Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia – ha affermato nell’omelia Papa Francesco - che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino. L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome. Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità”
UN PAPA AMICO DEI FOCOLARI
Paolo VI è stato anche il Papa che ha guidato e accompagnato l’approvazione del Movimento dei Focolari da parte della Chiesa. Un cammino lungo, segnato da tante difficoltà dovute alla assoluta novità dell’Opera di Maria. Una novità che Paolo VI capì però profondamente fin dalla prima udienza concessa a Chiara Lubich, incontro che la fondatrice racconta in una pagina di diario del 1 novembre 1985 che è possibile scaricare tra gli approfondimenti a pie di pagina.
“Il Papa – scriveva Chiara – non so a quale punto del discorso, ha detto che la nostra è “Opera di Dio”, ma in maniera così forte e sicura da meravigliarci. […] Prima di congedarci ci ha dato la benedizione. Sono uscita di lì con un nodo alla gola. […]. Mi è parso che tutto quello che facevo: lavorare, riposare, pregare, pulire la casa… avesse veramente valore, perché il Papa riconosceva l’Opera come “Opera di Dio”. (Chiara Lubich, Diario 1964/65, Città Nuova, 1985)
LE TAPPE SALIENTI DELLA SUA VITA
Giovanni Battista Montini, nasce a Concesio, in provincia di Brescia, il 26 settembre 1897. Ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, è indirizzato da principio alla carriera diplomatica. La sede arcivescovile di Milano lo accoglie nel 1955, tre anni prima di essere creato cardinale da Papa san Giovanni XXIII. Gli succederà al soglio di Pietro, con il nome di Paolo VI, il 21 giugno 1963, dichiarando da subito di voler portare avanti il Concilio Ecumenico Vaticano II. Alla conclusione di questa straordinaria esperienza, inizia a metterne in opera le deliberazioni con notevole coraggio, pur tra grandi difficoltà. Scrive sette encicliche, compie nove viaggi apostolici fuori dall’Italia e coltiva le relazioni ecumeniche, con proficui scambi e incontri con la Chiesa anglicana e la Chiesa ortodossa. L’ultimo periodo della sua vita è segnato dalla contestazione ecclesiale e dall’uccisione del suo amico, l’onorevole Aldo Moro. Muore nella residenza pontificia di Castel Gandolfo il 6 agosto 1978.
“Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia – ha affermato nell’omelia Papa Francesco - che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino. L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome. Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità”
UN PAPA AMICO DEI FOCOLARI
Paolo VI è stato anche il Papa che ha guidato e accompagnato l’approvazione del Movimento dei Focolari da parte della Chiesa. Un cammino lungo, segnato da tante difficoltà dovute alla assoluta novità dell’Opera di Maria. Una novità che Paolo VI capì però profondamente fin dalla prima udienza concessa a Chiara Lubich, incontro che la fondatrice racconta in una pagina di diario del 1 novembre 1985 che è possibile scaricare tra gli approfondimenti a pie di pagina.
“Il Papa – scriveva Chiara – non so a quale punto del discorso, ha detto che la nostra è “Opera di Dio”, ma in maniera così forte e sicura da meravigliarci. […] Prima di congedarci ci ha dato la benedizione. Sono uscita di lì con un nodo alla gola. […]. Mi è parso che tutto quello che facevo: lavorare, riposare, pregare, pulire la casa… avesse veramente valore, perché il Papa riconosceva l’Opera come “Opera di Dio”. (Chiara Lubich, Diario 1964/65, Città Nuova, 1985)
LE TAPPE SALIENTI DELLA SUA VITA
Giovanni Battista Montini, nasce a Concesio, in provincia di Brescia, il 26 settembre 1897. Ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, è indirizzato da principio alla carriera diplomatica. La sede arcivescovile di Milano lo accoglie nel 1955, tre anni prima di essere creato cardinale da Papa san Giovanni XXIII. Gli succederà al soglio di Pietro, con il nome di Paolo VI, il 21 giugno 1963, dichiarando da subito di voler portare avanti il Concilio Ecumenico Vaticano II. Alla conclusione di questa straordinaria esperienza, inizia a metterne in opera le deliberazioni con notevole coraggio, pur tra grandi difficoltà. Scrive sette encicliche, compie nove viaggi apostolici fuori dall’Italia e coltiva le relazioni ecumeniche, con proficui scambi e incontri con la Chiesa anglicana e la Chiesa ortodossa. L’ultimo periodo della sua vita è segnato dalla contestazione ecclesiale e dall’uccisione del suo amico, l’onorevole Aldo Moro. Muore nella residenza pontificia di Castel Gandolfo il 6 agosto 1978.