Mauro e il suo camion, poi l'incidente e la carrozzina. Con un avviso: non sopporta di essere compatito!

Mauro non vuole aiuti mentre con la moglie Claudia sale sul palco; il fatto è che sta seduto su una carrozzina a rotelle e c'è un momento di stupore per tutti. Ma lui di problemi non se fa: si mette a fianco della scaletta e appoggiando le mani al gradino si toglie dalla carrozzina; mentre qualcuno gliela mette sul palco lui sale i gradini da seduto e una volta in cima ci ritorna sopra. Si mette a centro palco e comincia a raccontare la sua storia.

La scena è avvenuta il 23 settembre scorso; siamo alle battute iniziali del FamilyLab,  nella sala grande del Centro Mariapoli Luce di Frontignano (Bs). L'invito è ad alzare lo sguardo, scoprire sentieri, condividere il cammino in famiglia…anche quando pare che tutto crolli e i sogni più belli svaniscano.

La testimonianza portata da Mauro diviene l’emblema della convinzione che la vita è un dono meraviglioso e che, a prescindere da ciò che abbiamo e da ciò che abbiamo perso, dobbiamo viverla al meglio.




IO NON MI ARRENDO

Sono Mauro; sono nato 41 anni fa, sposato con Claudia dal maggio del 2005 e papà di Pietro che ha 8 anni.  Abito a Colzate, un piccolo paese della media Valle Seriana (Bg). La mia vita è stata costellata da eventi tragici ma anche da rinascite. Grazie alla mia famiglia e alla fede ritrovata.
Una vita fatta di sogni, ambizioni e aspettative fra le quali quella di diventare maestro di sci. Dopo la patente, ho sempre lavorato come autista di camion percorrendo decine di migliaia di chilometri anche per viaggi internazionali. Persino il giorno del matrimonio i camion hanno avuto un ruolo particolare: Claudia e io siamo arrivati sul piazzale della chiesa a bordo di due trattori stradali.


Quel giorno tremendo

Ma il 31 agosto del stesso anno, pochi mesi dopo il matrimonio accade un fatto che mi segnerà per tutta la vita. Ero partito alle 3,30 di mattina con il mio camion per un trasporto per conto della azienda per cui lavoravo. Ho caricato il mio autoarticolato di tubi per una consegna per conto di un cliente. Alle 4,30, ancora buio pesto, all’altezza dell’uscita dell’autogrill di Dalmine in direzione Venezia, un tir esce dopo dall’area di sosta a luci spente: non lo vedo e lo tampono violentemente. Ricoverato in ospedale, rimango tra la vita e la morte, per 11 giorni in coma farmacologico. La diagnosi è spietata: paraplegia incompleta con la perdita dell’uso parziale delle gambe per un danno alla colonna vertebrale.

Da disabile a volontario

E’ stato molto duro ricalibrare la nuova vita con mia moglie, negli affetti, nel lavoro, poi, come in tutte le cose, si trova modo di andare avanti! Entro all’ospedale di Mozzo per la riabilitazione e mi metto a totale disposizione come volontario presso l’infopoint per aiutare gli altri disabili come me, dando tutte quelle le informazioni necessarie per il ritorno nella vita quotidiana. Prendo la patente B speciale e inizio a girare le scuole per raccontare la mia storia.

Stimo le persone che non mi compatiscono

Come spiego anche ai corsi per fidanzati, il mio non è un problema perché la vita di coppia è soprattutto affettività, comunicazione, comprensione, rispetto e relazione. Invece di abbattermi grazie alle persone giuste che avevo accanto e che ho poi incontrato sono ripartito per dare un senso a cosa mi era successo. Chi sono le persone che stimo? quelle che non ti compatiscono per la tua disabilità e che ti considerano al di là dell’uso delle gambe. Ero un cattolico “nomale”, grazie alla fede ho potuto superare, ancora oggi, i momenti duri e di sconforto.

Enjoyski Sport Onlus

Non ho dato la colpa a un “terzo” che sta nei cieli. Non auguro a nessuno le mie disavventure ma per me questa situazione ha un perché e, paradossalmente è stata anche un’opportunità. Ho ripreso in mano la mia quotidianità con impegno e sacrificio e ho deciso di dedicare il mio tempo agli altri, in particolare alle persone con disabilità o in fasce protette e, insieme a quattro amici, ho fondato Enjoyski Sport Onlus per aiutare le persone, che vivono una condizione di fragilità, attraverso lo sport: lo sci la mia grande passione e non solo. Palestre, calcio, sitting volley, baskin, tennis, e molte altre attività ludico sportive grazie alla collaborazione dei comuni limitrofi al mio. Ad oggi, seguiamo un gruppo di circa 70 ragazzi con disabilità cognitiva intellettiva relazionale, e fra questi alcuni disabili a seguito di abuso di alcool o droga con danni permanenti e ospitati in strutture protette. 

La montagna, una sfida

Sono anche maestro di monosci e insegno alle persone con difficoltà motorie ad usare uno specifico attrezzo che si chiama Dualski. La nostra onlus ne ha acquistati e li rende disponibili per chi vuole imparare a sciare sia in modo autonomo che accompagnati, utilizzando seggiovie e ski-lift.
La montagna è un ambiente accogliente ma che riserva difficoltà, ti forgia nel corpo e nello spirito in montagna scopri i tuoi limiti e le tue abilità che hai e che non sai di avere. E poi sciare è un’esperienza magica: ti porta più vicino a Dio. 

Se c'è l'amore, c'è tutto

Lo sport per un disabile è importantissimo. Nello sport si ritrova l’amore, in primis l’amore per se stessi, s’impara che si è ancora capaci di fare qualcosa, fondamentale per l’autostima. Quando ti vuoi bene, ti prendi cura di te stesso e di conseguenza sei sereno e piacevole in compagnia, non allontani più le persone attorno a te, che al contrario si avvicinano, quindi trovi l’amore. Se c’è l’amore, ci sono anche le opportunità, perciò c’è tutto, perché con le opportunità tutto diventa più semplice, fantastico. E dai quello che hai ricevuto chiudendo il cerchio.

Mauro Bernardi