L'educazione ha bisogno del calore e della passione di un "focolare". LoppianoLab chiude parlando di scuola e di emozioni

È stata dedicata alla scuola e all’educazione la mattinata conclusiva della nona edizione di LoppianoLab con i contributi di: Eraldo Affinati, insegnante e scrittore; Emma Ciccarelli, vice presidente Forum associazioni familiari,; Michele De Beni, pedagogista e docente Istituto Universitario Sophia.








Affinati: ricomporre i frammenti

Per Affinati “la scuola è in crisi perché vive in un mondo che è in crisi, in un momento storico frantumato. L’insegnante oggi è solo nell’appassionare e coinvolgere i ragazzi, distratti da altri valori”. Ma lo scrittore non si iscrive al nutrito gruppo dei pessimisti al capezzale della scuola. Ripercorre la sua esperienza trentennale di insegnante in istituti professionali delle periferie romane, la nascita e lo sviluppo dell'esperienza della scuola Penny Wirton, una rete di scuole di lingua italiana per migranti dove sono coinvolti nell’insegnamento anche ragazzi italiani, per dire che un'esperienza educativa di senso è sempre possibile se si mettono in gioco investimenti ideali a fondo perduto.
Guardando all’esperienza di Chiara Lubich, Affinati ha anche avanzato un parallelo stimolante con la dimensione educativa: “Occorre un focolare come luogo fisico e spirituale dove ricomporre i frammenti; un focolare che significa un fuoco che scalda…per ricostruire i nessi, creare una passione nuova, cercare azioni illuminate dal pensiero”.

De Beni: passione e coraggio

In piena sintonia con Affinati, il pedagogista Michele De Beni, sottolinea la passione e il coraggio richiesti ad ogni insegnante. “È necessaria una pedagogia del cuore, dell’inclusione, dell’avvicinamento. In Occidente è ormai diffusa una epidemia della solitudine. L’insegnante deve entrare in dialogo e in relazione con ogni ragazzo, camminare con lui, al suo fianco. Non giudicarlo, ma entrare nel suo pensiero, vedere la bellezza del suo poter diventare”.

Ciccarelli: Scuola e famiglia, alleanze da ricostruire

Altro attore fondamentale dell’impegno educativo sono le famiglie. “Il dialogo tra scuola-famiglia si è inceppato” riconosce Emma Ciccarelli, vice presidente Forum Associazioni familiari. Perché? Lo Stato ha investito poco o nulla sulla famiglia, mentre questa, invece “rappresenta un polo nevralgico e dal potenziale altissimo per il benessere della società”. Occorre investire in politiche di conciliazione famiglia-lavoro e riappassionare i genitori al lavoro degli insegnanti ricostruendo l’alleanza scuola-famiglia. Su questi due fronti il Forum delle Associazioni familiari spende e spenderà le sue energie.



I LABORATORI

Al momento iniziale della giornata che ha gremito l'Auditorium di Loppiano sono seguiti - caratteristica della manifestazione - i laboratori di approfondimento

Educazione alla convivenza
Ne hanno parlato Giuseppe Gatti, magistrato della direzione antimafia a Bari, e Angelo Moretti, direttore del consorzio "Sale della terra" d Benevento. In una società segnata dall’aggressività verbale e fisica e impaurita dal diverso - ha sottolineato il magistrato - bisogna avere il tempo di mettersi in dialogo e in ascolto. Vero antidoto alla paura è il "noi". È una comunità coesa contro l’illegalità, infatti, che sconfigge le mafie. Ed è il noi di una comunità accogliente che crea inclusione vera, ha ricordato Moretti, ripercorrendo l'esperienza in cui piccoli comuni diventano luoghi di accoglienza e di crescita sociale ed economica.


Educazione alle emozioni
Ezio Aceti, pedagogista ed educatore appassionato (e appassionante!) ha coinvolto una platea in larghissima parte formata da giovani coppie ad una comprensione nuova della forza delle emozioni, o meglio, della forza che deriva dal riconoscere e governare le emozioni. “L’emozione è tutto – ha detto il pedagogista – non va repressa ma trasformata in positivo. Stiamo attenti ad usare la parola ’mostro’ per liquidare in maniera sbrigativa i responsabili di tante tragedie del nostro vivere quotidiano: dietro i loro gesti c’è la drammatica incapacità di regolare i conti con le proprie emozioni. Siamo nel pieno di un cambiamento epocale che necessita di una risposta educativa, risposta che non può prescindere da una alfabetizzazione emotiva”. Un’operazione che Aceti propone alle famiglie di assumere come obiettivo sociale e culturale – “Dobbiamo esigere che si faccia educazione alle emozioni fin dalla scuola dell’infanzia!” – attraverso una scuola per genitori e insegnanti, perché sapere ‘come funziona’ il pensiero di un bambino andrebbe insegnato obbligatoriamente a chiunque esercita una responsabilità educativa, Chiesa compresa . Da dove cominciare? “Ascoltando, ascoltando, ascoltando – ha scandito il pedagogista – primo passo per poter comunicare le emozioni senza ledere il sé dell’altro. Solo così il muovere delle emozioni crea il circolo virtuoso delle relazioni: solidarietà, socialità, pace, progresso, reciprocità”.

Palloncini e messaggi

E di emozioni si è anche riempito il cielo di Loppiano. Il tema delle emozioni, infatti, è stato esplorato sotto forma di gioco anche in un laboratorio con una quarantina di bambini che hanno scritto stati d'animo e desideri su tanti foglietti appesi ai nastri di altrettanti palloncini: "Qualcuno li troverà - è stato detto - e speriamo che possa anche lui emozionarsi".