L'Africa e il sogno di una nuova umanità. Da Kikwit la terza corrispondenza di Angelo ed Eugenio

Finalmente un nuovo aggiornamento ed una bella galleria di nuove immagini dal viaggio nella Repubblica Democratica del Congo di Angelo Bricca ed Eugenio Ferri [clicca QUI per leggere gli articoli precedenti con tutte le informazioni sul perché di questa lunga e impegnativa trasferta africana].

Li abbiamo lasciati, più o meno una settimana fa, che si preparavano ad affrontare con un pulmino noleggiato nella capitale un viaggio di 500 chilometri verso Kikwit, città di 400mila persone secondo dati di alcuni anni fa, che in realtà pare superare oggi, e non di poco, il milione di abitanti. Qui di seguito la corrispondenza che ci è giunta, un po’ per e-mail e un po’ via WhatsApp, da parte di Angelo.




L'AFRICA E L'IDEALE: UN ENTUSIASMO (NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ) E UNA FRESCHEZZA DA PRIMI TEMPI

Kinshasa-Kikwit, 8 ore di viaggio passate in fretta: paesaggi nuovi, una vegetazione finora sconosciuta, piccoli villaggi, bambini dai sorrisi disarmanti. Il pulmino su cui viaggiamo va molto, molto veloce: l’autista fa largo uso del clacson per intimorire sia i passanti che altri mezzi che incrociamo. Solo da un anno la strada è completamente asfaltata: lo ha fatto, per conto dello Stato, un'azienda cinese. Prima, mi dicono, ci voleva una settimana per arrivare a destinazione.
Arriviamo a Kikwit che è già buio e in città non c'è illuminazione pubblica. Ci sono tralicci dell'alta tensione ma non per portare l’elettricità alla popolazione: su quei cavi corre l’energia elettrica congolese che viene venduta ad altri Paesi confinanti.


Un'accoglienza commovente

Alla stazione, dove il pulmino scarica noi e i bagagli, troviamo ad attenderci Nicole, moglie di Jean de la Croix e mamma di Arnold, il Gen che è venuto a prenderci a Kinshasa e che ci accompagnerà in questi giorni. Lo loro è una famiglia Focolare che è riferimento per tutta la comunità locale. Nella loro casa troviamo riunita una rappresentanza della Comunità locale di Kikwit che ci dà il benvenuto. Per me e per Eugenio è un momento di profonda commozione.

Il Focolare è arrivato qui nel 2002 dopo che il Vescovo aveva scritto in proposito a Chiara. Nicole è Jean che abitavano nella capitale, si trasferirono così a Kikwit. Alla loro casa-focolare Chiara diede nome "Loreto".

Accanto all'abitazione è stata costruita una sala per incontri per circa 150 persone. La Comunità locale si ritrova ogni fine mese scambiando le esperienze sulla Parola di Vita.

A Kikwit ci sono 17 parrocchie: in 16 di esse ci sono gruppi di ragazzi e giovani del Movimento dei Focolari che settimanalmente si incontrano
.


Maison de Paix, un modo nuovo di pensare la missione

Il mattino successivo al nostro arrivo a Kikwit siamo stati a visitare Maison de Paix. E’ il progetto promosso dall'Associazione SFERA con il sogno di concretizzare un modo nuovo di essere missione per la Chiesa oggi, con il concorso di tanti carismi e competenze diverse. Il Movimento dei Focolari è tra i sostenitori di SFERA.

Siamo alla periferia della città, ad una mezz’ora di macchina dal centro di Kikwit.

Ci accolgono due suore della Fraternità delle Francescane Angeline, congregazione che si è detta disponibile a costituire la comunità stabile di Maison de Paix: sono suor Rachele, originaria di Saronno, e suor Lamberta, di origini abruzzesi.

Ci fanno visitare gli ambienti finora realizzati: la cappella, poi la casa dove abiteranno loro (e dove accoglieranno anche alcune giovani che stanno verificando la loro vocazione), la cucina, gli spazi per la scuola dell’infanzia, quelli dell’ambulatorio.

Ascoltiamo con interesse le loro esperienze e il loro punto di vista. C’è tanto da fare e la sfida è davvero grande.



L'Ideale arriva a Kikwit nel 1967

Nel pomeriggio in Focolare incontriamo i rappresentanti di tutte le articolazioni della vita del Movimento. Ci raccontano la loro storia e il primo annuncio dell’Ideale, nel 1967; e poi il grande sviluppo all'inizio degli anni ’70 grazie alla generosità di tre religiosi, di differenti ordini, che avevano conosciuto l'Ideale in Europa in posti diversi e che la Provvidenza ha fatto incontrare a Kikwit mentre distribuivano la Parola di Vita.


Nel 2002 il Focolare "Loreto"

Nel ’95 arriva il Focolare femminile che visitando città e villaggi in tutto il Congo scopre tantissime comunità. Nel 2002, come abbiamo ricordato, l’apertura del Focolare “Loreto”. Un volontario ci ha detto che a suo avviso più del 70% delle vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata nate a Kikwit, sia maschili che femminili, provengono da giovani che hanno fatto esperienza nel Movimento dei Focolari.

Bellissime le esperienze che ci raccontano. Tra queste c’è la rete delle Petite Flamme: scuole primarie, secondarie e corsi ad indirizzo professionale.

Per parte nostra spieghiamo le ragioni che ci hanno portato nel cuore dell’Africa: far crescere l'unità e le relazioni fra le nostre comunità. Dev'essere anche il loro desiderio perché l’applauso che sottolinea le nostre parole è particolarmente vigoroso e festoso.


Un dono per completare lo spazio destinato alle Mariapoli


Abbiamo donato al Focolare 440 dollari, ricevuti prima della partenza perché potessimo contribuire durante il viaggio alle necessità che avremmo incontrato: serviranno, ci hanno subito detto, per la costruzione di uno spazio (ci sono già i pali perimetrali e la copertura) che ospiterà le Mariapoli, fino ad oggi tenute – non senza problemi e costi – in luoghi affittati per l’occasione.



Con 65 giovani animatori dei Gruppi Gen

Il giorno seguente, incontro con 65 animatori dei gruppi dei giovani del Movimento a Kikwit e dintorni (due di loro sono arrivati da una comunità distante 100 chilometri). Un incontro festoso, con canti e danze che hanno introdotto la meditazione su Dio Amore e una comunione di vita ed esperienze davvero intensa. Un giovane ha raccontato di avere soccorso una bimba con gravi ustioni, portandola in ospedale e seguendola come fosse sua figlia in tutti i giorni del ricovero; un altro ha parlato di come ha detto no alla droga. Chiedono anche a noi di dire qualcosa, ed Eugenio racconta un'esperienza molto toccante vissuta a Fontem, nella foresta del Camerun dove dal 1964 c’è l’ospedale “Mary Health of Africa” voluto da Chiara Lubich a servizio del popolo Bangwa.

Che dire? Che l'unità fra Kikwit e le nostre comunità ha azzerato i 6000 km che fisicamente le separano.

Angelo Bricca