È inutile non provare ad amare l'altro. L'esperienza di Sara, primo passo di una rivoluzione


Le grandi conquiste cominciano da quelle più piccole, quelle che all'apparenza sembrano di poco significato. Piccoli passi, superamenti, per tradurre nel quotidiano quella raccomandazione – “amare per primi”; “farsi uno” – che Chiara Lubich aveva inserito in quell'atteggiamento verso l’altro che è il primo passo per una rivoluzione pacifica, capace di cambiare il mondo e il cuore dei singoli e di costruire una civiltà dell’amore.

Si colloca in questa prospettiva la “piccola” esperienza che Sara, che vive in un paesino in provincia di Mantova, ci ha inviato.


Gesù ci vuole là dove l'unità manca

Qualche tempo fa ho avuto una discussione con la mamma di una bambina che frequenta la stessa scuola della mia. Ne sono uscita piuttosto amareggiata, anzi, di più: offesa. Nelle sue parole c’erano giudizi gratuiti su alcune scelte mie e di mio marito.

Così nei mesi successivi non ho mai fatto passi per ricucire il rapporto: un saluto veloce, due parole quando capitava, ma niente di più.

L'altra mattina, però, è stata lei a fermarmi, a chiedermi di fare due passi e a prendere un caffe. Istintivamente ho cercato mille scuse: la lavatrice da svuotare, i panni da stender, la spesa da fare. Poi mi sono ricordata di quel “amare per primi” e “farsi uno” di Chiara, e ho deciso di concentrarmi su quello che ci univa. Un cambio di atteggiamento radicale! Lei si è aperta raccontandomi alcune sue difficoltà e un dolore familiare. L’ho ascoltata in un modo nuovo.

Ripensandoci, mi è venuto da pensare che è inutile non provare ad amare: Gesù ci vuole proprio là dove l'unità manca.