Che succede se papà perde il lavoro? Città Nuova pubblica i pensieri di una mamma e di una figlia

La rivista Città Nuova dedica ampio spazio nel suo numero di maggio alla Festa dei Lavoratori, riflettendo sui riflessi nelle dinamiche familiari di un evento traumatico come la perdita del posto di lavoro.

Lo fa con la testimonianza di una mamma e di una figlia. Ad immedesimarsi in quest’ultimo ruolo è stata invitata Anna Zanchi, studente universitaria, redattrice di Teens e di FLest.






LICENZIATO IN TRONCO! CHE SI FA?

Al rientro dalle vacanze estive mio marito, padre delle nostre due figlie di 17 e 13 anni, è stato licenziato in tronco. Dopo lo choc iniziale, il nostro primo grande pensiero è stato come comunicare la notizia alle ragazze. Data la loro età, non potevamo certo far finta di niente o inventare una banale scusa alla lunga vacanza che il loro papà si sarebbe preso nei mesi successivi.

Quello che ci preoccupava di più non era il disagio economico e personale a cui saremmo andati incontro, bensì non creare nelle nostre figlie angoscia e senso di incertezza del futuro. Una sera a cena abbiamo dato loro la notizia cercando di rassicurarle che, almeno per il momento, non era necessario preoccuparsi, ma che bisognava solo fare attenzione alle spese.

Da allora sono passati quasi sei mesi e mio marito non ha ancora trovato un altro lavoro. La situazione si fa difficile. Da allora, pochissime volte abbiamo ripreso l’argomento con le ragazze e tutte le volte che lo abbiamo fatto è stato solo per rassicurarle.

Viviamo con uno strano senso di colpa che non ci fa affrontare il problema con loro. Quello che ci spaventa è non sapere quando potremo mettere la parola fine a questa storia e iniziare un nuovo capitolo. È giusto continuare a nascondere loro le nostre preoccupazioni? Quale è il confine tra proteggere un figlio e farlo vivere in una sorta di bugia? Cosa pensano? Hanno paura? Mi piacerebbe domandarglielo, ma il timore delle loro preoccupazioni mi blocca.

Sara Paioletti, la mamma



TRA FRAGILITÀ E IMPOTENZA

I miei genitori, per quanto ne so, non hanno problemi di lavoro, per cui non mi sono mai posta questo problema. Provo a riflettere su quale reazione avrei se mamma e papà annunciassero a noi figlie una cosa così. Forse all’inizio non mi preoccuperei tanto: «Sarà una situazione momentanea – penserei –, sono sicura che papà troverà presto una soluzione e riavrà il suo lavoro, oppure ne troverà uno ancora più bello e che gli piaccia davvero!».

Dopo sei mesi senza buone notizie, però, mia sorella ed io inizieremmo a preoccuparci seriamente. Probabilmente papà sarebbe sempre più spento e insoddisfatto della sua vita, non più sorridente e allegro come prima. Per la prima volta capiremmo che si sente fragile e impotente di fronte a questa difficoltà. Siccome gli vogliamo bene e teniamo a lui, cominceremmo ad aver paura che se dovesse passare ancora molto tempo senza lavorare le cose potrebbero peggiorare in casa con mamma, e chissà come andrebbe a finire.

Sicuramente lui e mamma cercherebbero di tenerci tranquille, senza parlare molto della situazione, perché non vogliono spaventarci né farci preoccupare inutilmente, ma tutto ciò non ci è indifferente.

Come vi sentireste voi al posto nostro? Cosa provereste se una delle persone più importanti della vostra vita stesse affrontando un periodo di infelicità a tempo indeterminato? Gli direi: papà, devi cercare un annuncio, cercare la forza dentro di te e in noi che ti stiamo accanto, cercare un abbraccio e un sorriso da chi ti vuole bene e sai che, comunque andrà, ci sarà. E per sempre, non a tempo determinato!

Anna Zanchi, la figlia