Nel giorno di Foco. Una tesi di laurea e una ricerca storica per ricordare Igino Giordani nell'anniversario della morte

Una tesi di laurea discussa nella sede di Brescia dell'Università Cattolica (che presentiamo nell'intervista qui di seguito e alleghiamo negli approfondimenti) e una ricerca storica legata al ministero di don Mazzolari a Bozzolo, provincia di Mantova ma Diocesi di Cremona (presentata in un articolo allegato al termine della notizia), ci danno modo di ricordare oggi, trentottesimo anniversario della morte avvenuta a Rocca di Papa il 18 aprile del 1980, Igino Giordani che Chiara Lubich indicava come uno dei cofondatori del Movimento dei Focolari.



CON GLI  OCCHI DI IGINO GIORDANI

La tesi di cui vogliamo parlare è quella di Annalisa Cavagnini,  23 anni, di Manerbio in provincia di Brescia. Il lavoro è intitolato:"Igino Giordani e il Concordato tra Santa Sede e l’Italia”. L'ha discusso lo scorso 27 marzo , laureandosi ,con il massimo dei voti e la lode, in Lettere moderne nella Facoltà di Lettere e Filosofia nella sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Come sei arrivata a scegliere questo argomento per la tua tesi?
Tutto è nato da un corso di “Storia del cristianesimo contemporaneo” tenuto dalla docente che poi ha seguito il mio lavoro a chiusura del triennio. L’approfondimento dell’intreccio tra politica, storia e cattolicesimo italiano è stato per me davvero interessante, e il Concordato tra Stato e Chiesa uno snodo rilevatore di giuste attese tradite però molto rapidamente dal regime fascista.

Ma perché hai scelto di leggere questi avvenimenti attraverso i contribuiti di Giordani?
E’ stato mio padre a suggerirmelo. Giordani era nato nel 1894 e fin da giovanissimo divenne una figura di spicco del mondo cattolico. Ho parlato di lui alla mia relatrice e insieme abbiamo visto che poteva essere una prospettiva storico culturale assolutamente originale.

A cominciare da cosa?
Dalla figura stessa di Giordani. Contrario alla guerra contro l’Austria-Ungheria deve comunque rispondere alla chiamata alle armi nel 1915. Mandato sull’Isonzo., nel luglio del 1916 viene ferito ed è costretto ad una lunga convalescenza durante la quale completa gli studi e di laurea. Riceve anche una onorificenza. Nel 1919 aderisce al Partito Popolare fondato da don Sturzo che lo vuole nella redazione del settimanale del partito. Da lì matura la sua opposizione intellettuale al fascismo. Ne scrive, finisce nei guai perché i fascisti lo portano a processo. Scampa all’esilio perché mutilato e decorato di guerra, ma la sua vita si fa difficile perché rifiuta la retorica del regime. La Biblioteca Vaticana lo manda negli Stati Uniti per un corso sulle scienze di gestione del patrimonio librario. Tornato in Italia gli viene rifiutato un insegnamento perché antifascista. Plaude però al Concordato del 1929 che ristabilisce normali relazioni tra Stato e Chiesa ponendo fine ad uno stallo nato con l’Unità d’Italia del 1861. Al termine della guerra viene eletto nell’Assemblea Costituente e in Parlamento è il promotore, nel 1949, di una proposta di legge sull’obiezione di coscienza.

Una personalità veramente notevole. Dove hai trovato i materiali su cui lavorare? All’Archivio del Centro Igino Giordani, che ha sede a Rocca di Papa, in provincia di Roma, all’interno del Centro internazionale del Movimento dei Focolari che Giordani conobbe nel 1948 quando era parlamentare, ricevendo alla Camera dei Deputati una giovane e determinata Chiara Lubich. All’Archivio sono stati tutti molto gentili aiutandomi a trovare testi, documenti e correlazioni.

Stai già pensando alla laurea magistrale?
Sì, certo, probabilmente sempre in Cattolica ma nella sede di Milano, e sicuramente continuando ad approfondire anche la Storia del cristianesimo contemporaneo.

Cosa hai scritto nella pagina dei ringraziamenti che generalmente chiude la tesi?
Beh, innanzitutto un grazie alla mia relatrice e all’Archivio Giordani. E poi un pensiero per i miei genitori: “Ringrazio papà per avermi educata fin da piccola alla bellezza, leggendomi Hemingway prima di rimboccarmi le coperte, e la mamma per avermi insegnato, con il suo esempio, l’arte della tenacia, della costanza e del sacrificio”.