Il nuovo volto delle parrocchie che fanno perno sulla fraternità

Come far fronte alle esigenze delle comunità di fedeli tradizionalmente organizzate attorno alla Parrocchia (e con il parroco come riferimento) dovendo fare i conti con un minor numero di sacerdoti e laici faticosamente da riconquistare ad un protagonismo ecclesiale?

Sono domande che interrogano tante Diocesi, e Bergamo è tra queste. Con risposte originali che cercano di intervenire al cuore del problema: costruire, valorizzare, promuovere nella comunità relazioni fraterne. Un obiettivo che la Chiesa bergamasca si è dato tanto per i laici che per i sacerdoti. Con una esperienza pilota in corso nella Vicaria di Clusone, in Alta Valle Seriana, che coinvolge sette Parrocchie

Ne parla Maria Teresa Testa nell’esperienza che pubblichiamo qui di seguito.

Insegnate liceale di Filosofia, esperta di dinamiche relazionali, impegnata attivamente nel Movimento dei Focolari, Maria Teresa racconta la delicatezza, la fatica ma anche la forza intrinseca delle “equipe pastorali” chiamate ad assumere un ruolo sempre più rilevante nella Chiesa locale.



La sfida di essere e costruire comunità

Nella primavera del 2014, inaspettatamente, sono stata eletta a far parte del Consiglio pastorale della mia Parrocchia: San Lorenzo, a Rovetta. Erano alcuni anni che mi ero impegnata in altro e mi chiedevo quale disegno specifico su di me si volesse manifestare attraverso questa elezione.

Dopo poche settimane ci si prepara alla costituzione della "equipe pastorale" delle sette Parrocchie del nostro territorio, una realtà nuova e fortemente voluta dal nostro Vescovo in vista dei cambiamenti all'interno della Chiesa bergamasca, con il fine di favorire una nuova e significativa fraternità soprattutto fra sacerdoti e laici in essa eletti.

E’ così che mi sono trovata eletta, dal Consiglio parrocchiale, anche ad essere rappresentante della mia Parrocchia nel nuovo organismo di servizio.

Abbiamo tutti capito in fretta che vivevamo un'esperienza nuova, impegnativa e delicata all’interno della vita cristiana del nostro territorio, e a me, dopo poco, il moderatore dell’équipe ha chiesto di aiutare i sacerdoti in un cammino di formazione alla fraternità.

Mi ha fortemente sorpreso questa richiesta: mi sembrava un incarico davvero troppo impegnativo, temevo di non essere in grado di accompagnare il gruppo dei nostri sacerdoti. Ma la conferma e la benedizione del Vescovo perché gestissi questa richiesta, con umiltà ho detto il mio sì.

Abbiamo partecipato agli incontri con costanza e ferma volontà, nonostante le fatiche e gli sforzi che il cammino manifestava man mano, in quanto i presbiteri si rendevano conto di quanto erano analfabeti nella gestione di relazioni fraterne, di condivisione, nella verità reciproca.

Dopo quasi un anno e mezzo abbiamo ritenuto di poter chiedere al gruppo dei sacerdoti di continuare da soli la salita della fraternità. Ci attendeva però una prova impegnativa. Il Vescovo chiedeva infatti di esprimere una valutazione sull'andamento del lavoro d’equipe e di stilare insieme, per la prima volta, un orientamento per il prossimo futuro della zona, un piano che comprendesse anche la riduzione dei sacerdoti. Non è stato semplice, soprattutto per noi laici, vista la delicatezza e l’inesperienza su tale compito.

Avanzando per tentativi, sottoponendo alla Curia ciò che mano a mano si riusciva a definire, abbiamo ricevuto sostegno e incoraggiamento ad andare oltre le oggettive difficoltà.

Abbiamo sentito che dovevamo vivere l’invito a vederci reciprocamente nuovi, ad esercitare tra noi la misericordia per riuscire a ricominciare anche dopo le inevitabili divergenze. E’ stato il momento in cui abbiamo incarnato quella capacità di fraternità che avevamo allenato insieme, soprattutto nel gruppo fra sacerdoti: potevamo procedere oltre le differenze di opinioni, dandoci credito e fiducia reciproca nuova.

Personalmente ho sentito che potevamo ricominciare proprio dai nostri fallimenti, trasformati in forza della fraternità che avevamo costruito. Ne è nata e procede, pur a piccoli passi, una condivisione nuova di opinioni e pensieri, oltre ad una nuova percezione di aver contribuito alla definizione della nostra identità d’equipe, ultima nata all'interno della chiesa locale.

Maria Teresa Testa
Rovetta (Bg)