I soldi che nascono dai vizi sono soldi sbagliati. La battaglia della società civile contro il gioco cattivo

Gioco d’azzardo, battaglia aperta! Attraverso gruppi e associazioni che non vogliono arrendersi al degrado (da Slot Mob a livello nazionale fino a Game Over a livello locale), attraverso iniziative, mobilitazioni e…libri. Come “Vite in gioco. Oltre la slot economia”, curato da Carlo Cefaloni, nato come documentazione della rete Slot Mob che si concentra sul sistema economico malato creato dalla diffusione delle slot. Pubblicato da Città Nuova nel 2014 è un libro di incredibile attualità.

Abbiamo chiesto ad Agostino Gandelli, che insieme ad altri amici della Comunità locale del Movimento dei Focolorari nella Bassa Bresciana è particolarmente impegnato nelle iniziative di contrasto al gioco d’azzardo, di leggerlo e recensirlo per FLest.



Contro il gioco cattivo

Il volume è uno squarcio aperto sul pianeta dell’azzardo che riesce a mettere in rilievo tutto ciò che si muove dietro questo fenomeno dalle gravi conseguenze sociali. Un meccanismo meschino e ipocrita che basandosi sull’illusione del facile arricchimento, riesce a drenare ogni anno circa 100 miliardi di euro tra i giocatori italiani, soprattutto tra le fasce sociali medio-basse.

Cefaloni apre con alcune testimonianze di persone dipendenti dal gioco d'azzardo e di chi, da psichiatra e ‘addetto ai lavori’, ne cura le conseguenze. Poi si addentra con dovizia di particolari e dettagliata cronologia ad indagare gli aspetti politico-economici e legali del sistema "azzardo" in Italia, risalendo fino alla sua genesi. Nel capitolo dedicato alle società concessionarie delle slot machine, si mette in evidenza la loro struttura proprietaria poco trasparente e le aggiudicazioni dei bandi, spesso avvenute in condizioni di conflitto d'interesse, con ‘strani’ incroci con la politica e politici double-face, citati per nome e cognome.

Balza all'occhio l’ipocrisia di chi cerca di convincere della bontà dell’operazione, giustificata con una poliedrica ragion di stato: fabbisogno delle finanze pubbliche, emersione del gioco illegale, controllo della sua diffusione. L’assurdo è che la normativa vigente vieta il gioco d’azzardo in virtù della sua aleatorietà, poiché le vincita è affidata al caso (fortuna) e non implica alcuna abilità. E quando su questo risultato si investono soldi per vincere altri soldi, vi è gioco d’azzardo. I legislatori della prima metà del secolo scorso ritennero di vietarlo, salvo eventuali deroghe concesse dallo Stato. In questi anni i governi (bipartisan) che si sono succeduti hanno scelto di derogare con molta facilità, compiendo il pasticcio di rendere legale e dilatare una pratica fondamentalmente ingiusta.

Nel libro c’è spazio anche per un recupero di senso, affidato alle parole degli economisti Leonardo Becchetti e Luigi Bruni. Nel capitolo “L'umanesimo del biliardino" Bruni chiede di "riportare il gioco dentro il territorio della civiltà". "Dobbiamo reimparare a giocare perché "la capacità di giocare e' sempre una risorsa morale in più, perché il gioco rende il giogo della vita più leggero e soave". "Il gioco ha bisogno di compagnia - perché la sua natura più vera e' il suo essere di relazione". "C'è un estremo bisogno di riportare il gioco alla sua natura di bene relazionale, di incontro, di festa", "far nascere ex novo, dei luoghi del gioco buono".

Cefaloni dà voce anche al protagonismo della società civile, con le tante persone e associazioni che si mobilitano per riappropriarsi di uno spazio civico per la centralità della persona.

Vite in gioco è un libro che sa essere crudo e di denuncia di un modello sociale ed economico distorti, perché “dai vizi nascono solo altri vizi, mai le virtù, e i soldi che nascono dai vizi sono soldi sbagliati, anche perché quasi sempre nascono dai poveri”:

Una sorta di compendio, ricco di esperienze e riflessioni, di informazioni e saperi messi a disposizione delle nostre coscienze. Da prendere sul serio!

Agostino Gandelli