Tano Bighignoli, l’uomo e l’artista

Quando Vittorio e Maria Luisa Larghi  si trasferirono da Varese in provincia di Brescia, a Frontignano, mettendosi a disposizione del Centro Mariapoli (ed ormai sono passati 23 anni!), negli scatoloni del trasloco ce n’era uno con qualche quadro incorniciato, dipinti e disegni ancora senza cornice di Tano Bighignoli (26 gennaio 1907- 4 agosto 1988). Vittorio li aveva acquistati “negli anni buoni” – per dirla con le sue parole – quando la sua azienda era nel pieno dello sviluppo “e di problemi non ce n’erano”.




APERTO, INTELLIGENTE, SEMPRE SERENO
La pittura di Tano arrivò così nella Bassa Bresciana; ci volle un po’ di tempo per farla uscire dagli scatoloni, complice la necessità di raccogliere fondi a sostegno di uno dei tanti bisogni del Centro. Di ciò che rimase della nutrita cartella offerta dai Larghi approfittarono poi le componenti del complesso musicale internazionale Gen Verde ospitate a Frontignano in occasione di alcuni concerti in Lombardia.

Ho conosciuto Tano frequentando gli incontri settimanali del Movimento a Milano – ricorda Vittorio – era un uomo aperto, intelligente, sempre sereno. Aveva grandi capacita: riusciva in tutto, era pieno di idee, con una vena artistica che lo portava a realizzare opere utilizzando materiali e tecniche diverse”.

ATTENTO, TANO, E’ GESU CHE VIENE DA TE
Era nato a San Michele di Verona. Sposato, padre di tre figli, due maschi e una femmina, conobbe il Movimento dei Focolari nel 1952 “e capì subito – si legge nel breve profilo che gli amici prepararono dopo la sua morte –che occorreva ‘vivere’ [la scoperta di un Dio che è prima di tutto Amore. E così] in famiglia e sul lavoro – Tano era capo del personale in una grande azienda – i rapporti piano piano si trasformavano: Quando vedevo un lavoratore che veniva nel mio ufficio mi dicevo: Attento, Tano, è Gesù che viene da te”.

Furono anni intensissimi per la sua famiglia segnati dalla morte improvvisa della moglie e dalla partenza della figlia per il Focolare. Tano si mise allora a disposizione del Movimento e si trasferì prima a Roma, poi a Torino e infine a Milano.

IN FOCOLARE CON ELETTO
A Roma viveva in comunità con altri focolarini – racconta ancora Vittorio – e tra loro c’era Eletto Folonari, ‘un giovane ricco’, erede di una delle famiglie bresciane più in vista, che aveva lasciato tutto per Dio. Di lui Tano raccontava che pur venendo da una famiglia benestante sapeva per scelta vivere molto sobriamente, tanto che quando toccava a lui fare la spesa per le necessità della casa, al mercato comprava sempre ali di pollo, la cosa più economica che c’era”.

LA MALATTIA E LE PAROLE DI CHIARA
Tano era a Milano da diversi anni quando si manifestò una malattia molto grave. Visse il ricovero in ospedale con grande serenità, tanto che una suora del suo reparto ebbe a dire: “Ma quello è un santo, è sempre sereno, dice sempre le parole giuste. Andare a trovarlo vuol dire uscire edificati”.
Chiara Lubich gli telefonò personalmente per manifestargli affetto e sostegno, e in una lettera di qualche tempo dopo scrisse: “Grazie, Tano, di affermare così decisamente che l’Ideale solo vale ed il resto è vanità. Cosi fai della tua stanza una cattedra di verità e di amore per molti”.

GUARDANDO I SUOI QUADRI OGGI
Quell’amore Tano lo metteva anche nei suoi quadri e non lo si può non percepire guardando disegni e dipinti in cui infinite volte ha riprodotto Piazza Cappuccini, dove trovò casa il primo Focolare di Chiara a Trento, ma anche i colori caldi e misurati del fitto degli alberi in cui traspariva però sempre la bellezza della luce.